È aria di mare. Diciamo la sensazione di salinità®.
~Non è obbligatorio leggere il testo che segue~
La salinità è un parametro che esprime il contenuto in sali di un corpo idrico. Mentre in passato la salinità era determinata sulla base della clorinità, grandezza che esprime il contenuto totale di cloruri (Cl-), bromuri (Br-) e ioduri (I-), attualmente l'unità di misura ufficialmente adottata si basa sulla conduttività elettrica e quindi rende maggiormente conto di tutto l'insieme dei sali presenti in soluzione.
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1 Definizione
2 Classificazione dei corpi idrici in base alla salinità
3 Considerazioni ambientali
4 Note
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
Definizione [modifica]
Salinità dell'acqua
Acqua dolce Acqua salmastra Acqua salata Salamoia
< 0.05 % 0.05 - 3 % 3 - 5 % > 5 %
< 450 ppm 500 - 30 000 ppm 30 000 - 50 000 ppm > 50 000 ppm
Il termine tecnico utilizzato per indicare il contenuto in sali dell'oceano è alinità, dal fatto che alogenuri (in particolare Cl-), sono gli anioni più abbondanti presenti nella miscela di elementi dissolti. In oceanografia, l'alinità viene tradizionalmente espressa in parti per mille (ppt dalla letteratura anglosassone, o anche ‰), che considerando approssimativamente la densità come unitaria corrisponde ai grammi di sale per litro di soluzione. In chimica analitica si usa invece esprimere la salinità in mg/L o ppm. Nel 1978, quando fin dagli inizi del ventesimo secolo si usava il riferimento alla clorinità, la salinità o alinità erano espresse come ‰ sulla base della conduttività elettrica in riferimento a un campione artificiale di acqua marina utilizzato quale standard.[1] La nuova Practical Salinity Scale fu quindi successivamente ulteriormente raffinata dagli oceanografi mondiali con l'introduzione dell'unità di misura in psu (Practical Salinity Units), corrispondente al rapporta tra la conduttività di un campione di acqua di mare e quella di una soluzione standard di KCl formata da 32,4356 grammi di sale disciolti in 1 kg di soluzione a 15°C.[2][3] I rapporti sono adimensionali e 35 psu equivalgono a 35 grammi di sale per litro di soluzione.[4]
Questi approcci alla misura delle concentrazioni dei sali possono sembrare poco chiari nel loro uso pratico, ma occorre ricordare che la salinità rappresenta la somma dei pesi di differenti molti elementi e specie chimiche presenti in un dato volume di acqua. Esprimere uno specifico valore di salinità in termini di concentrazione di una specifica sostanza, per esempio NaCl, richiede una conoscenza più approfondita del campione e della misurazione piuttosto che il semplice peso della componente solida ottenuta dopo evaporazione (uno dei metodi per determinare la salinità). Per esempio, il volume è influenzato dalla temperatura dell'acqua e la composizione dei sali non è costante (anche se generalmente è molto simile in tutta la massa oceanica). Le acque saline dei mari interni possono avere una composizione differente da quella dell'oceano. Per questa ragione queste acque sono definite saline differenziandole dalle acque oceaniche, per le quali viene utilizzato il termine aline (anche se non universalmente usato).
Classificazione dei corpi idrici in base alla salinità [modifica]
SERIE TALASSICA
>300‰ --------------------
iperalina
60 - 80‰ --------------------
metaalina
40‰ --------------------
mixoeualina
30‰ --------------------
polialina
18‰ --------------------
mesoalina
5‰ --------------------
oligoalina
0,5‰ --------------------
Le acque di mare sono quelle dell'oceano, altro termine utilizzato per indicare questo genere di acque è mari eualini. La salinità dei mari eualini è dal 30 al 35 ‰. I mari salmastri sono acque con salinità che ricade all'interno dell'intervallo del 0,5 - 29‰, mentre la salinità dei mari metaalini varia dal 36 al 40‰. Tutte queste acque sono considerate talassiche in quanto la loro salinità deriva dall'oceano e omoioaline se la loro salinità non varia molto in funzione del tempo (si mantiene sostanzialmente costante). La tabella mostrata a lato, modificata da F.D. Por nel 1972[5], segue il "Sistema di Venezia" (1959).[6]
In contrasto con gli ambienti omoioalini esistono ambienti poichiloalini (che possono anche essere talassici) nei quali la variazione di salinità è biologicamente significativa[7]. Le acque poichiloaline possono possedere intervalli di salinità molto ampi, con valori compresi tra lo 0.5‰ a oltre il 300‰. La caratteristica importante è che queste acque hanno una variazione di salinità stagionale, o su altra scala temporale grossolanamente comparabile, di un certo interesse biologico. Più semplicemente, questi corpi idrici possiedono salinità variabile nel tempo.
Le acque altamente saline, nelle quali il sale cristallizza o è prossimo a cristallizzare, sono definite salamoie.
Considerazioni ambientali [modifica]
La salinità è un fattore ecologico di considerevole importanza, in grado di influenzare la tipologia di organismi che vivono in un corpo idrico. La salinità influenza le specie di piante in grado di crescere in un ambiente acquatico, o in un terreno lambito dall'acqua. Una pianta che si adatta a condizioni saline è detta alofita. Gli organismi (prevalentemente batteri) in grado di vivere in condizioni molto salate rientrano nella categoria degli estremofili, è più specificamente sono degli alofili. Un organismo in grado di vivere in un ampio intervallo di salinità è detto eurialino.
Il contenuto salino dell'acqua è un importante fattore nella determinazione della potabilità dell'acqua o del possibile utilizzo per scopi industriali o agrari. La rimozione del sale non è semplice e richiede anche un certo dispendio energetico.